Dibattere sul discorso del riciclo delle risorse alimentari significa riflettere interdisciplinarmente su tematiche tra loro collegate che spaziano dalla valorizzazione delle gastronomie locali alla salvaguardia delle identità territoriali; dal recupero di specie agronomiche inidonee a compiacere le logiche del profitto all’incentivazione i sistemi economici improntanti sullo scambio circolare e la compensazione dilazionata. Più in generale, discutere di riciclo delle risorse alimentari se da una parte implica conoscere il modo in cui le culture tradizionali abbiano praticato il reimpiego degli avanzi per preparati gastronomici ad alta promessa di edibilità, dall’altra vuol dire favorire la riscoperta di varietà alimentari minori, sotto-utilizzate o ritenute prive di valore nutrizionale ed economico. Se da una parte significa assecondare il recupero sulle tavole di prodotti a elevata compatibilità ecologica, dall’altra significa individuare modalità sostenibili di riutilizzo degli scarti domestici, industriali e commerciali. Se da una parte significa attuare il riscatto di saperi culinari fortemente residuali e culturalmente non omologati, dall’altra vuol dire riscoprire la polifunzionalità dei prodotti della biodiversità animale e vegetale spesso veicolata dall’empirismo e dalla tradizione orale. Se da una parte, inoltre, vuol dire mobilitare gli sforzi della comunità nazionale ed internazionale verso l’incremento di un consumo etico e solidale delle risorse alimentari, dall’altra significa adeguare gli apparati normativi ai mutati modelli di comportamento collettivo e alle dinamiche d’azione degli apparati produttivi, distributivi e commerciali.